Per conoscere il territorio bisogna esplorarlo, misurarlo e rappresentarlo.
La storia dei catasti lo dimostra assai bene, e l’evoluzione degli strumenti e delle tecniche di misura hanno reso possibile a noi oggi di conoscere molto della nostra storia ma allora il possesso di tali forme di conoscenza ha dato una notevole spinta verso il reale progresso.
Oggi abbiamo strumenti a dir poco straordinari, si pensi ai sistemi di rilievo satellitare ma anche alle stazioni 3d, che in pochi secondi misurano migliaia di punti e restituiscono un disegno in tre dimensioni dove si possono perfino misurare -sul disegno- punto per punto i più piccoli difetti della muratura.
Quale uso facciamo a livello istituzionale di tale opportunità? Non molto, per la verità. O forse non colgo la grandezza delle innovazioni introdotte…
Fino a qualche decennio fa, non perciò quando a Roma c’era Giulio Cesare, dopo che squadre di bravi tecnici avevano provveduto a rilevare una serie di punti notevoli si inserivano i fabbricati appoggiandosi a elementi noti riferiti a questi caposaldi.
Oggi il principio è rovesciato, ogni tecnico che accatasta deve riferire il fabbricato a punti detti fiduciali (già il nome è tutto un programma…) distanti alcune centinaia di metri.
Tecnicamente si ritiene che una volta acquisita una serie di rilievi poggianti su una maglia di triangoli questi possano essere uniti e formare l’insieme. Si tratta del procedimento esattamente opposto a quello seguito un tempo, per cui verrebbe da pensare che qualcuno sbagli grosso, i vecchi agrimensori non erano certo sprovveduti!
Lo scopo della procedura odierna è ovviamente quello di formare a posteriori le nuove banche dati, cioè farsi le mappe a gratis, senza costi per la collettività e tutti sappiamo quanto ci costano le pensate che istituiscono operazioni a costo zero!
autore: Massimo Meneghin
anche il #catasto non sfugge alla regola delle operazioni a #costozero e infatti sono batoste per (quasi) tutti