Lo stabilire dei valori minimi è sembrato un principio di equità.
Tutto può variare, certo, ma al di sotto di certi valori non si può andare. Per nessun motivo.
Esempio principale: il reddito. Puoi guadagnare di più o di meno a seconda di mille cose ma un poco lo devi dichiarare. Ti saranno anche andate male le cose però….
Altro esempio, correlato al precedente: le tariffe. Sicuramente vero che ogni lavoro è storia a se, a volte si prende bene ed a volte no, ci sono lavori che vanno lisci se non in discesa mentre altre volte la salita è insuperabile ma un minimo di retribuzione, sia essa oraria o a percentuale o altro la devi chiedere e percepire.
Va da se che se lavoro ed ho il diritto di chiedere un minimo di compenso, qualunque esso sia, ho il dovere di dichiarare un reddito minimo. E naturalmente quest’ultimo valore deve essere proporzionato al primo.
Se così non è posso non essere riuscito a lavorare -generalmente dimostrabile da chi deposita tutto presso enti pubblici- o ad incassare -ad esempio per contestazioni o fallimento del committente, ancora una volta documentabile- oppure non ho dichiarato il giusto -eccoci nella più classica delle evasioni fiscali.
Ma se saltano i minimi tariffari, per cui posso lavorare a compenso bassissimo- come possono rimanere i redditi minimi da dichiarare ai fini fiscali?
autore: Massimo Meneghin