Il contrasto di termini la dice lunga. Sembra un fatto logico.
Qualcuno, memore di vecchi tedi scolastici o recenti interessi personali, per combinazione coincidenti potrebbe riaffermare il principio di non contraddizione.
Altri, per applicare quello spirito che oggi ci contraddistingue, e che più di dialogo sembra essere di contrapposizione, sempre e comunque, parlerebbero invece della dimostrazione per assurdo.
Fatto notare l’ampio uso del termine contra passiamo al concreto.
Non possiamo certo analizzare tutto, il discorso è infinitamente ampio. Naturalmente verrebbe spontaneo parlare di politica, magari analizzando la differenza tra proclami e risultati. Già perché se ogni credo non può che essere rispettato, e difficilmente valutato, se non altro perché astratto, gli effetti delle politiche messe in atto sono invece misurabili, piaccia o non piaccia.
Al rilancio dell’economia è subentrata la contrazione sempre più spinta, alla riduzione delle tasse abbiamo sostituito l’aumento dell’imposizione diretta e indiretta, la lotta alla disoccupazione ha prodotto disoccupati, tutti i nostri sforzi volti al contenimento della spesa pubblica ne hanno comportato l’esatto contrario, del debito pubblico meglio non accennare e l’elenco -lo sappiamo tutti- non finisce certo qui.
Ma allora? Ognuno di noi non può far molto, quanto meno da solo, e le aggregazioni al giorno d’oggi sono pilotate oppure ostacolate, probabilmente le alternative, a livello personale, sono solo due, entrambe di dubbia utilità: credere all’incredibile -mentendo a noi stessi- o dichiarare l’incredibile –chiamando i bugiardi con il loro nome.
autore: Massimo Meneghin
credere all’#incredibile, utile -se così si può dire…- ma spesso non semplice!