Siamo cattivi giudici di noi stessi, lo dicono molti, forse tutti, anche se nessuno lo ammette.
Sembra sempre che la cosa riguardi gli altri, non certo noi, che dall’alto della nostra perfezione possiamo guardare tutto e tutti dall’alto in basso.
Qualcuno scrisse anche che “l’occhio non vede se vedente” raffinatissima frase che ribadisce il concetto già detto.
La realtà di tutti i giorni ci riporta sulla terra, file di persone che dicono a chi non ha chiesto alcun parere che questi al posto nostro farebbero così. Ma ci interessa? Perché, invece, non fanno al posto loro quello che spetta loro? Troppo difficile, meglio parlare per niente degli altri e sugli altri.
Non bastasse la scocciatura di sentire parlare con futilità in ogni occasione il risultato di un tale modo di non-fare, o fare-sbagliato con la stessa intelligenza, è deleterio.
Dove ci porta, infatti, un minimo di auto-osservazione, il guardarsi allo specchio e ragionare, senza cercare i facili consensi? Le risposte potrebbero essere molteplici, quanto meno due: la presa di coscienza di una pochezza diffusa e sicuramente non gradita, ma anche il vuoto che si affaccia pesantemente dietro i luoghi comuni e le frasi fatte, da ripetere senza saperne il significato.Per ognuno di noi la cosa più difficile è avere a che fare con noi stessi. In molte occasioni, anche più spesso di quello che sembra:
- apprendista con esperienza,
- atteggiamento e risultato,
- bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno?,
- chi può e chi non può,
- conoscere questa o quella lingua,
- corsi di italiano ieri e oggi,
- cose troppo difficili o noi semplicemente incapaci?,
- cultura e non,
- dire e fare,
- disoccupazione giovanile e senile,
- domande e risposte,
- fatti e opinioni,
- fatti e proclami,
- forma e contenuto,
- forza centrifuga e forza centripeta,
- interesse pubblico e interesse privato,
- italiano e inglese,
- lavori vecchi e lavori nuovi,
- opportunità teoriche e reali,
- processi e risultati,
- progettare il tempo,
- protagonisti, sempre!
- teoria e pratica,
- tutto fatto o tutto da fare?,
- utopia e distopia,
- virtuale e virtuoso,
- vivere l’emergenza.
autore: Massimo Meneghin