Si parla tanto di mercati da aprire, della saturazione di quello delle costruzioni, della bassa qualità del patrimonio edilizio e quindi della possibilità ed opportunità di agire in settori “nuovi”.
Tutti sappiamo quanto è stato costruito, da tempo si parla di restauro, recupero e ristrutturazione, di recente invece di riqualificazione. Tutto ciò non è affatto negativo, semmai insufficiente.
Aggiungo perciò con una notevole dose di ironia e sarcasmo che alle proposte anzidette ne manca una. Se è ormai assodato come moltissime costruzioni sono state edificate utilizzando materiali tanto scadenti da aver richiesto il conio di nuove definizioni è del tutto evidente che qui si può e si deve intervenire, ne va della pubblica incolumità.
Forse non tutti sanno che il calcestruzzo, quello che comunemente chiamiamo cemento armato, è formato da materiali inerti, quali la ghiaia, e da ferro di armatura legati dal cemento, per cui la qualità di questo collante è fondamentale. In commercio ne troviamo di molti tipi e soprattutto di molte resistenze, ovvio il motivo.
Ebbene, in molte costruzioni non solo è stato utilizzato troppo poco cemento e/o cemento di qualità non adatto ma soprattutto cemento -è certo- di caratteristiche tanto infime da venir battezzato “cemento depotenziato”.
Che fare quando le strutture non rispettano i criteri di sicurezza e sono perfino datate, aspetto i cui effetti sono quasi sicuramente imprevedibili? Fino ad ora si è fatto finta di nulla…
autore: Massimo Meneghin
#restauro e #ristrutturazione sono nulla in confronto alla sfida con il #cemento #depotenziato
Tipico della Calabria……………………..