I nuovi mestieri si affacciano prepotentemente.
Non è però il normale avvicendamento tra il vecchio e il nuovo. In genere è -o era- il miglioramento di quello che era disponibile a causarne l’evoluzione, qui -invece- si tratta di vera e propria sostituzione.
Crisi o non crisi molte delle attività che hanno consentito a tanti di noi di sopravvivere, ad altri di riuscire a condurre una vita dignitosa e taluni pure di più non hanno più scopo di essere esercitate.
La lista è lunga, pensiamo solo agli specialisti di parti che ritenevamo indispensabili e che invece sono scomparse. Il carburatorista, ad esempio, se le auto hanno gli iniettori chi va a farsi regolare ugelli o altro se nemmeno abbiamo più i carburatori?
Il discorso-principio vale per molto altro, anche in senso generale. Dalla riparazione degli apparecchi elettronici, più costosa dell’acquisto del nuovo di generazione successiva, a mansioni scomparse, dalla dattilografa in avanti.
Anche il “mondo” dei progettisti ne risente, forse con molte differenze ma condividendone l’esito: eccesso di offerta rispetto alla domanda.
Il risultato è scontato, nei due significati che questa parola può avere. La prima corrisponde all’ovvio, se nessuno cerca il lavoro che facciamo il prezzo siamo inguaiati. La seconda è letteralmente lo sconto, cioè l’abbassamento del prezzo fino ad incrociare la domanda, ma la prestazione professionale ha -o dovrebbe avere- logica del tutto diversa da quella commerciale.
Se quanto sopra è vero, e purtroppo lo è, non resta che guardarsi intorno, potremmo così scoprire che c’è una certa domanda di progettisti di mondi virtuali, mestiere nuovo, affascinante, probabilmente retribuito in modo diciamo corretto e con soldi veri ma che non fa che confermare che qui -e ora- non c’è spazio per i… progettisti di spazi.
autore: Massimo Meneghin
agli #architetti: se qui non c’è spazio per i nostri #progetti spaziali non resta che passare allo spazio #virtuale!